Curiosità

CENNI STORICI TEVERE

L’antico nome del fiume Tevere era Albula, in riferimento al colore chiaro delle sue acque. Un altro antico nome del fiume è stato Rumon, di origine etrusca, da molti collegato al nome di Roma.
Il nome attuale deriverebbe, secondo la tradizione, dal re latino Tiberino Silvio che vi sarebbe annegato nel 916 a. C. Secondo il poeta romano Virgilio, invece, già gli Etruschi lo chiamavano Thybris.
Il Tevere, fin dalla sua nascita, è stato l’anima di Roma, e il fatto che la città gli debba la propria stessa esistenza è descritto già dalla prima scena della leggenda di fondazione, con Romolo e Remo. Il fiume stesso era considerato una divinità, personificata nel Pater Tiberinus: la sua festa annuale consisteva in riti propiziatori e purificatori, le Tiberinalia, e venivano celebrati l’8 dicembre: anniversario della fondazione del tempio del dio sull’Isola Tiberina.

Usato da sempre come via di commercio e di trasporto, nei periodi di magra, merci e visitatori continuavano a giungere a Roma via fiume col metodo dell’alaggio, cioè su chiatte o barconi che venivano rimorchiati dalla riva: la forza motrice per risalire il Tevere era generalmente costituita da buoi o da uomini. Il sistema era ancora in uso a metà dell’Ottocento quando i buoi vennero sostituiti da rimorchiatori a vapore.
Oggi il Tevere è navigato da battelli, canoe e gommoni da rafting guidati da romantici appassionati che credono che questo fiume possa tornare a esibire i propri fondali attraverso le sue chiare acque.

L’ISOLA TIBERINA
La leggenda vuole che l’isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettati nel Tevere al momento della rivolta che ne causò la cacciata. Alcuni studi moderni, però, proverebbero che l’isola ha origini molto anteriori all’evento.
Nella prima metà del I secolo a.C., contemporaneamente alla costruzione dei ponti Fabricio e Cestio, gli interventi architettonici diedero all’isola la forma di una nave, di cui oggi è ancora visibile la prua. Al centro vi era un obelisco, a raffigurare un albero maestro simbolico, ricordo della nave romana che nel 292 a.C. da Epidauro (in Grecia) portò a Roma il simbolo del dio Esculapio. Due anni prima, nel 289 a.C., infatti, alcuni funzionari romani si erano recati nella città greca per visitarne il tempio e consultare la divinità a seguito di una grave pestilenza scoppiata a Roma. Il mito vuole che un serpente, simbolo del dio, si allontanò dal tempio e salì sulla nave romana. Quando la nave tornò a Roma, il rettile scese sull’isola stabilendovisi. Si racconta che la peste svanì miracolosamente dopo la costruzione del tempio dedicato al dio.
Inoltre, l’isola, era il punto fin dove le navi antiche, potevano risalire direttamente dal mare. Poco a valle dell’Isola fu costruito, in legno, il primo ponte di Roma: il ponte Sublicio (Pons Sublicius). Per le popolazioni arcaiche questo ponte e la sua manutenzione erano così importanti, che in relazione ad essi nacque il più antico e potente sacerdozio romano: il Pontifex.

L’ISOLA TIBERINA

La leggenda vuole che l’isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettati nel Tevere al momento della rivolta che ne causò la cacciata. Alcuni studi moderni, però, proverebbero che l’isola ha origini molto anteriori all’evento.
Nella prima metà del I secolo a.C., contemporaneamente alla costruzione dei ponti Fabricio e Cestio, gli interventi architettonici diedero all’isola la forma di una nave, di cui oggi è ancora visibile la prua. Al centro vi era un obelisco, a raffigurare un albero maestro simbolico, ricordo della nave romana che nel 292 a.C. da Epidauro (in Grecia) portò a Roma il simbolo del dio Esculapio. Due anni prima, nel 289 a.C., infatti, alcuni funzionari romani si erano recati nella città greca per visitarne il tempio e consultare la divinità a seguito di una grave pestilenza scoppiata a Roma. Il mito vuole che un serpente, simbolo del dio, si allontanò dal tempio e salì sulla nave romana. Quando la nave tornò a Roma, il rettile scese sull’isola stabilendovisi. Si racconta che la peste svanì miracolosamente dopo la costruzione del tempio dedicato al dio.
Inoltre, l’isola, era il punto fin dove le navi antiche, potevano risalire direttamente dal mare. Poco a valle dell’Isola fu costruito, in legno, il primo ponte di Roma: il ponte Sublicio (Pons Sublicius). Per le popolazioni arcaiche questo ponte e la sua manutenzione erano così importanti, che in relazione ad essi nacque il più antico e potente sacerdozio romano: il Pontifex.

CENNI STORICI ANIENE

Anticamente il fiume si chiamava Parensio. Il suo nome attuale è Aniene perché, secondo la leggenda, il Re etrusco Anio, volendo perseguitare il rapitore di sua figlia Cetego, nel passare questo fiume vi restò sommerso. La mitologia parla di un’antica leggenda dove Catillo, un ragazzo originario dell’Arcadia, nell’Antica Grecia, rapisce la figlia di Anio. La porta con sé su un monte lì vicino. Egli cerca di approfittare di lei ma interviene il padre della ragazza che tenta di oltrepassare il fiume per raggiungerla: purtroppo viene trascinato via dalle acque e muore. Catillo e la ragazza, che erano ancora sul monte, vengono attirati da un bagliore: appare loro lo spirito di Anio che porta in salvo la fanciulla e abbandona lo sciagurato sul monte che da lui prese il nome. Il suo spirito rimase intrappolato in quel luogo, mentre il fiume viene chiamato Aniene in suo onore.

L’abbondanza e la continuità delle acque che lo alimentano fanno dell’Aniene un fiume di buona portata. Fu, infatti, utilizzato fin dall’antichità per alimentare acquedotti e successivamente come risorsa per la produzione industriale locale e per la produzione di energia elettrica.
Attualmente, L’Aniene e la valle alla quale dona il nome (Valle dell’Aniene) sono un ecosistema ricchissimo e prezioso. Unico per la particolarità di trovarsi al centro di una delle città più grandi d’Europa. Un Eden minacciato costantemente dalla speculazione e l’ignoranza, salvaguardato solo da associazioni, comitati e cittadini che hanno capito il vero valore di quest’area. Anche qui, vivere il fiume, significa rendere omaggio all’Aniene e donargli nuova vita.

LA RISERVA NATURALE DELLA VALLE DELL’ANIENE
La riserva naturale Valle dell’Aniene (1) è un’area naturale protetta sita nella periferia nord-est di Roma. Si estende per 620 ettari lungo il corso urbano del fiume Aniene dal Grande Raccordo Anulare fino alla confluenza con il fiume Tevere.
Il tratto urbano dell’Aniene è caratterizzato da una notevole lunghezza e molte anse. Il fiume presenta un paesaggio molto diversificato e confina con diversi quartieri, quali La Rustica, Tor Cervara, Tor Sapienza, Colli Aniene, Ponte Mammolo, Casal de’ Pazzi, Pietralata, Monte Sacro, Trieste.
Il parco si stende lungo entrambe le rive del fiume ed è parte di un ecosistema prezioso e favoloso gravemente inquinato e minacciato dall’attività umana.
Nell’elenco delle piante che colorano questo parco troviamo la tifa (Typha latifoglia), molto importante nell’artigianato; la bardana (Arctium minus), pianta medicinale conosciuta sin dall’antichità. altrimenti conosciuta, in tempi più moderni, come carta igienica del boscaiolo; salici (Salix spp.); pioppi (Populus spp.); ontani (Alnus spp.). L’iris acquatico (Iris pseudacorus), è riconosciuta per le sue proprietà fitodepurative, e usa le acque del fiume come vettore di riproduzione e tutte le parti del fiore hanno funzione di attrazione per gli insetti impollinatori. Purtroppo è in via di estinzione.
Tra le specie animali che abitano il Parco dell’Aniene si incontrano l’airone cenerino, il martin pescatore, la gallinella d’acqua e il pendolino. La specie animale principe che vive in nelle acque dell’Aniene è la trota fario. Le sue acque ospitano anche il granchio di fiume, il tritone e la testuggine palustre. Sui suoi sentieri, invece, passeggiano istrici, volpi e piccoli roditori. Gli esseri umani sono assidui frequentatori di questo paradiso naturale nella città.

(1) Calci, C. (a cura di), La Riserva Naturale Valle dell’Aniene, Roma 2004


LA RISERVA NATURALE DELLA VALLE DELL’ANIENE

La riserva naturale Valle dell’Aniene (1) è un’area naturale protetta sita nella periferia nord-est di Roma. Si estende per 620 ettari lungo il corso urbano del fiume Aniene dal Grande Raccordo Anulare fino alla confluenza con il fiume Tevere.
Il tratto urbano dell’Aniene è caratterizzato da una notevole lunghezza e molte anse. Il fiume presenta un paesaggio molto diversificato e confina con diversi quartieri, quali La Rustica, Tor Cervara, Tor Sapienza, Colli Aniene, Ponte Mammolo, Casal de’ Pazzi, Pietralata, Monte Sacro, Trieste.
Il parco si stende lungo entrambe le rive del fiume ed è parte di un ecosistema prezioso e favoloso gravemente inquinato e minacciato dall’attività umana.
Nell’elenco delle piante che colorano questo parco troviamo la tifa (Typha latifoglia), molto importante nell’artigianato; la bardana (Arctium minus), pianta medicinale conosciuta sin dall’antichità. altrimenti conosciuta, in tempi più moderni, come carta igienica del boscaiolo; salici (Salix spp.); pioppi (Populus spp.); ontani (Alnus spp.). L’iris acquatico (Iris pseudacorus), è riconosciuta per le sue proprietà fitodepurative, e usa le acque del fiume come vettore di riproduzione e tutte le parti del fiore hanno funzione di attrazione per gli insetti impollinatori. Purtroppo è in via di estinzione.
Tra le specie animali che abitano il Parco dell’Aniene si incontrano l’airone cenerino, il martin pescatore, la gallinella d’acqua e il pendolino. La specie animale principe che vive in nelle acque dell’Aniene è la trota fario. Le sue acque ospitano anche il granchio di fiume, il tritone e la testuggine palustre. Sui suoi sentieri, invece, passeggiano istrici, volpi e piccoli roditori. Gli esseri umani sono assidui frequentatori di questo paradiso naturale nella città.

(1) Calci, C. (a cura di), La Riserva Naturale Valle dell’Aniene, Roma 2004